
Ricompensa negativa. Perchè?
In molti casi, quanto parliamo di rafforzamento positivo, nella nostra mente facciamo corrispondere la sua definizione ad una ricompensa perché qualcuno ha compiuto un’azione che definiamo appunto positiva. Il negativo, viene generalmente collegato alla punizione, a seguito di una determinata azione o atteggiamento.
Il concetto di punizione negativa o positiva lo si deve a B.F. Skinner che effettuò moltissimi studi sul comportamento. Egli suggeriva che le azioni non sono scelte così liberamente come noi crediamo, ma sono il risultato delle percezioni sui risultati che deriveranno dalle azioni medesime.
Punizione e ricompensa possono essere perciò considerate come simili, ma non identiche.
Come può avere effetti benefici il negativo?
Associamo il negativo alla punizione perché riteniamo che una cosa negativa sia cattiva, ma non è il caso del concetto di ricompensa negativa. C’è una grande differenza tra punizione e ricompensa negativa (negative reinforcement).
La punizione è utilizzata per limitare lo stimolo che induce un certo comportamento che vogliamo eliminare. Un esempio può essere quello relativo al bambino che viene punito dai propri genitori, ad esempio attraverso il divieto di utilizzare un videogioco, per prevenire il ripersi di un atteggiamento ritenuto negativo.
La ricompensa negativa o rinforzo negativo (negative reinforcement) ha lo scopo di fornire lo stimolo per incrementare un comportamento che vogliamo rafforzare. La sveglia può essere un buon esempio. La sveglia smette di suonare quando noi ci alziamo e viene spenta.
Se rapportiamo il rinforzo negativo o ricompensa negativa all’azienda e alla formazione, potremmo utilizzare il concetto per aumentare la motivazione dei dipendenti a seguire determinati corsi ritenuti importanti. Ad esempio, chi termina determinate attività formative con punteggi elevati potrà evitare di partecipare ad un determinato seminario fissato in orari “scomodi”. Come si può facilmente immaginare, l’impegno alle attività formative sarà sicuramente maggiore rispetto alla media.