
Storytelling: l’approccio migliore in fase di colloquio
Secondo Carl Fussman, firma del New York Times e consulente aziendale, per migliorare la fase di assunzione, bisognerebbe mettere in primo piano, in fase di colloquio, un approccio basato sullo storytelling. In un’intervista rilasciata al blog di Office Vibe, ha affermato che, per evitare di assumere persone sbagliate (il che può rivelarsi un vero disastro), i recruiter aziendali devono cercare di trasformare le domande standardizzate in una conversazione.
Come andare oltre ai classici “Qual è il tuo principale pregio/difetto?”? Cercando di capire che, per avere successo nel processo di recruiting, è necessario avere le idee chiare non solo su cosa sa fare una persona, ma anche su chi è. Ecco perché, secondo Fussman, le domande più classiche possono essere sostituite da altre come “Quale canzone/film ti rappresenta di più?”.
Davanti a una domanda del genere, il candidato non si sente minacciato. Si rende però conto che la persona con la quale ha a che fare sta cercando una nuova angolazione dalla quale scoprire le sue caratteristiche professionali e non solo.
Ponendo domande del genere, è molto più probabile che i candidati diano spazio a una storia, evitando noiose risposte standardizzate.
Sempre nell’intervista a Office Vibe, Fussman fa un esempio relativo a una domanda posta a un grande della storia, ossia Mikhail Gorbachev. Al leader russo è stato chiesto qual è la più importante lezione imparata dal padre. Secondo Fussman, dalla risposta a una domanda del genere, perfetta per un approccio in stile storytelling, si possono ottenere molte informazioni.
Lo stesso può valere per le domande sugli sport fatti durante gli anni dell’adolescenza. Facendo seguire sempre un “Perché?” alle varie risposte è possibile scavare sempre più a fondo e rendersi conto che la persona che si ha davanti diventa multidimensionale, cosa difficile da scoprire se ci si ferma alla classica domanda sui punti forti e quelli deboli e alla relativa risposta.
Come fare in modo che il personale HR sia in grado di condurre colloqui del genere? Cercando, fin dalla scelta di questi dipendenti, di assumere persone curiose. Fussman ha ricordato che, purtroppo, spesso non è così. Ha infatti affermato che spesso gli è capitato di avere a che fare con direttori esecutivi incaricati di fare colloqui che di base odiavano questa parte del proprio lavoro!
L’intero processo deve basarsi sulla connessione umana e sull’autenticità. Solo così è possibile creare quello spazio di sicurezza che consente ai candidati di sentirsi liberi di condividere la propria storia. Ogni singola narrazione contiene parte dell’essenza della persona e sta al buon recruiter capire quale.
Implementare il metodo dello storytelling può risultare vantaggioso anche per i candidati stessi che, molto spesso, falliscono perché si concentrano sull’impegno per sembrare giusti per una posizione piuttosto che se stessi.
Come trovi i consigli di chi, nella sua carriera, ha intervistato magistralmente grandi come Al Pacino e Carter? Hai già sperimentato l’approccio dello storytelling nei colloqui? Lascia la tua opinione nei commenti!